Il digiuno per dimagrire? Serve davvero? Il digiuno volontario (non per forza religioso e cattolico), intermittente, visto come dieta, depurativo, settimanale, di un giorno, solo a cena, breve e controllato, che effetti può avere? Scopriamolo insieme.
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Il Carnevale è finito, è tempo di digiuno e di rinunce, quindi non avete più scuse: è il momento di mettersi a dieta!
A parte le battute, il digiuno, o comunque la diminuzione dell’apporto di cibo, è utilizzato in molte religioni come penitenza, ma anche come purificazione spirituale: quando il corpo non deve occuparsi delle cose “materiali”, come appunto la digestione e la metabolizzazione del cibo, può elevarsi spiritualmente ed avvicinarsi a Dio. Come ho spiegato nell’incontro “Relazione con il cibo e il cibo nelle relazioni”, se da una parte il nutrimento è ciò che permette la nutrizione, cioè quella serie di processi biologici necessari alla sopravvivenza e alla conservazione del corpo, dall’altra esiste un tipo di nutrimento più alto, quello dello spirito, e per molti, ad esempio gli asceti, il secondo può escludere il primo, ed il primo ostacolare il secondo.
Negli ultimi anni, però, il digiuno è diventata una pratica che non ha niente a che fare con la spiritualità, ma con la salute del corpo…quello materiale! È vero, è falso? I pareri sono discordanti: c’è chi ne consiglia la pratica almeno un giorno al mese e chi mette in guardia dai rischi del rallentamento metabolico che ne consegue. Chi ha ragione? Come per tutte le cose, non esiste una ragione assoluta, ma relativa ad ogni soggetto, ad ogni situazione specifica.
Prima di tutto vediamo cosa succede a livello metabolico.
Già dopo 4-5 ore di digiuno, il nostro organismo per sopperire all’abbassamento della glicemia, ricorre alle riserve di glicogeno del fegato. Quando il tempo di digiuno si prolunga viene messa in atto la gluconeogenesi, un processo con il quale si ottiene glucosio dagli aminoacidi delle proteine corporee (tra cui i nostri ben amati muscoli). Questo processo con il tempo diventa meno efficace e l’organismo deve ricorrere al metabolismo dei lipidi per produrre corpi chetonici, sostanze che possono essere utilizzate al posto degli zuccheri. I corpi chetonici, se da un lato hanno un benefico effetto sul sistema nervoso centrale diminuendo il senso della fame, dall’altro sono metaboliti tossici il cui smaltimento affatica fegato e reni.
A cosa dovrebbe servire il digiuno?
Il primo effetto che uno vorrebbe ottenere è senz’altro la perdita di peso: ma per quello occorre un digiuno prolungato, che va ben oltre un paio di giorni!
Il secondo effetto, che oggi si sente tanto consigliare, è la purificazione del corpo, la depurazione: metto un paio di giorni a riposo gli organi deputati alla digestione e alla metabolizzazione dei nutrienti (stomaco, intestino, fegato e reni), bevo tanta acqua, gli do una bella risciacquata, così poi funzionano meglio! Si certo, un paio di giorni, perché se il digiuno si prolunga troppo, i suddetti corpi chetonici prendono il posto di tutte le altre tossine, ed anche egregiamente!
Cosa fare allora? Digiuno si, digiuno no?
Voglio parlarvi di una terza possibilità, la cosiddetta via di mezzo: una dieta che non vi lasci completamente senza cibo, ma che abbia effetti metabolici simili al digiuno: in questa maniere potrete coglierne i benefici senza rischiare di cadere per terra!
Dovete innanzitutto evitare un digiuno fai da te: non prendete iniziative solo perché la vicina di casa si è trovata tanto bene con il digiuno o perché ne hanno parlato ad una puntata di quel programma tanto interessante alla televisione. Rivolgetevi sempre ad uno specialista della nutrizione che, in base al vostro stato di salute, alle vostre caratteristiche,saprà indicarvi se per voi il digiuno è consigliabile, se è fattibile e per quanto tempo. Infatti, alcune patologie metaboliche sono inconciliabili con il digiuno, così come l’uso di alcuni farmaci. Il digiuno è alla stregua di una terapia, e come tale va preso con le giuste attenzioni.